La musica delle parole

Ho sempre amato scrivere, fin da piccola. Adoravo mettere insieme le parole che mi saltavano in testa così, all’improvviso. Plasmarle e dargli una forma, un suono, un significato. Mi ricordo che, nel periodo delle elementari, avevo una passione sfrenata per le rime. Mettevo in rima qualsiasi cosa. Sole – cuore. Bambini – passeggini. Arcobaleno – sereno.

Uno dei primi momenti più belli della mia vita di cui ho ricordo, è stato quando, alla cerimonia di chiusura dell’anno scolastico, ho potuto leggere una delle mie “poesie” (naturalmente sempre in rima). Io, timida come pochi, mi sono ritrovata a leggere davanti ad un sacco di persone. Mi sembrava un sogno! Ogni parola che usciva dalla mia bocca sembrava una melodia perfetta alle mie orecchie. In quel momento ho pensato “è così che vorrei sentirmi ogni giorno della mia vita!”.

Poi sono cresciuta, le cose sono cambiate, le scelte della vita mi hanno portato verso altre strade e carta, penna e tutte le mie amate rime sono finite chiuse in uno dei tanti cassetti dei sogni che ognuno di noi colleziona durante il suo percorso.
Avevo pensato mille volte di riprendere a scrivere, anche solo per me stessa. È sempre stata anche una terapia dell’anima. Buttare nero su bianco quello che sentivo, che pensavo. Era un modo per esorcizzare i momenti bui, per scaricare lo stress di una giornata andata storta o semplicemente per fare in modo che un momento di vita speciale rimanesse lì, immortalato su un pezzo di carta, così sapevo dove andare a ricercare quel preciso istante se mai avessi avuto paura di dimenticare.

Ma il tempo passava… e passava e passava ancora e l’unica cosa che ero riuscita a scrivere erano le cartoline durante le vacanze. Con l’arrivo di whatsapp era poi finito anche il loro tempo.

Quando le persone a me care mi spingevano a scrivere, io rispondevo sempre con un “non ho tempo! Il lavoro, gli impegni, la casa. Come faccio a fare anche questo?”.

Ma la verità è semplicemente che mi ero nascosta dietro la mia pigrizia e soprattutto dietro le mie paure. Pigrizia, perché era più facile nascondersi dietro alla scusa del tempo piuttosto che fermarsi un attimo e dire a me stessa “Hey, scrivere mi piace, mi fa stare bene. Il tempo lo posso e lo voglio trovare!”. Paure, perché dopo tanto tempo che non vedevo più scorrere su un pezzo di carta quel fiume di parole che prima sentivo di avere dentro, pensavo di essere arrivata al punto di non avere più niente da dire, nemmeno a me stessa. Pensavo che in fondo, crescendo, i miei pensieri si fossero limitanti semplicemente a fare la lista della spesa o chiamare l’idraulico o portare l’auto dal meccanico o come vestirmi il giorno dopo per andare in ufficio. E quando magari pensavo che qualcosa da dire ancora lo sentivo, lì in quell’angolino buio e nascosto dentro di me, mi auto convincevo che a nessuno interessava quello che pensavo, a quello che avevo da dire e magari sarei anche stata criticata per come lo dicevo.

Finché un giorno è successo qualcosa. Da quell’angolino buio è partita una piccola scossa, come un leggero sussulto che non ho potuto ignorare. Non ci sono riuscita. Così mi son ritrovata a prendere un pezzo di carta, la prima penna che ho trovato a portata di mano ed è come se non avessi mai smesso di scrivere. Come se la musica dentro di me non avesse mai smesso di suonare.
E scrivo… scrivo tutto quello che mi salta in mente. Scrivo una parola dietro l’altra, una frase dopo l’altra. Come se stessi scrivendo delle note su un pentagramma per comporre la melodia perfetta.
Quando ho finito, sorrido. Di quei sorrisi grandi, sinceri, felici.
Sorrido. Perché ho capito che le mie amiche rime non mi hanno mai abbandonato davvero.
Sorrido. Perché ho capito di non aver mai smesso di avere cose da dire.
Sorrido. Perché ho capito che non ti importa più cosa può pensare la gente di quello che ho scritto.
E provo di nuovo quella meravigliosa sensazione, tornando di nuovo quella bambina sognante delle elementari.

2 commenti

  1. Stupendo, davvero stupendo… Io dico sempre che niente è a caso: non è stato un caso leggere questo post. Perché mi ricorda esattamente me stessa. Grazie… E grazie per esserti fermata sul mio blog. Un saluto 🙂

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