Perché voglio anche gli aghi nella schiena!

Oggi sono andata a farmi un tatuaggio. Non so bene se sto entrando in una fase di “crisi di mezza età”, anche se ancora ci sono lontana -almeno per l’anagrafe- oppure se sento gli influssi dell’imminente primavera. Fatto sta che qualche giorno fa mi ero decisa e ho preso l’appuntamento per questo pomeriggio. Ed ora, con la tachicardia a mille, eccomi qui. Direte voi: “Quante storie, è solo un tatuaggio”. Sarà, ma io oltre che non essere la fan numero uno del dolore, ho anche una paura inverosimile degli aghi. Avete presente quando dovete andare a fare il check-up dal dottore e la sua assistente arriva con il suo aghetto e vi fa un bucherellino nel dito -che la maggior parte delle persone nemmeno se ne accorge? Bene, quando vado io invece l’assistente mi deve quasi rincorrere per lo studio e quando mi acchiappa, dopo un buon quarto d’ora, passato il tremolio, riesce a farmi finalmente il bucherello nel dito. Generalmente divento bianca come un lenzuolo e a quel punto, probabilmente più spaventata lei di me per il timore che svengo e mi affloscio come un sacco di patate, ecco che mi da una manciata di caramelle così da distrarmi e tenermi occupata. Insomma, scene abbastanza demenziali e mi creano non sapete quanta vergogna. Ma che posso farci?

Tornando al mio tatuaggio. Ero sdraiata su questo lettino e sentivo l’ago che mi bucava la pelle. A volte sentivo un male cane e facevo uno scatto appena lo sentivo avvicinarsi di nuovo a me. Nella mia testa continuavo a sentire la mia voce che urlava “Ma quanto sei cretina? Dimmelo, adesso dimmi chi te lo ha fatto fare? Ma non ce l’avevi un’altra idea imbecille ma meno dolorosa?”

Mi sono così ritrovata a pensare a tutte le cose che nella mia vita mi hanno sempre spaventato. Quando avevo paura di fare qualcosa per non dover affrontare le conseguenze o per la semplice paura di soffrire. Sapete cosa ho capito? Che tutte le esperienze più appaganti che ho vissuto sono sempre state quelle in cui ho preso la mia vita di petto e ho sfidato ciò che mi terrorizzava. Alcune volte ho sofferto, altre invece no. In alcune situazioni ho fatto delle grandi stupidaggini e le cose non sono andate esattamente come volevo, mentre altre volte è andata ancora meglio di quello che mi ero immaginata.

Avevo paura di viaggiare da sola. Davanti agli occhi avevo sempre immagini di me dispersa chissà dove, senza soldi, senza un pezzo di pane e completamente abbandonata a me stessa. Poi un giorno mi sono decisa. Stavo passando un momento di impasse nella mia vita. Dovevo decidere se accettare o meno una proposta di lavoro ma a quel tempo ero giovane e irrequieta. Spaventata per restare, spaventata per partire. Dopo infiniti tira e molla tra me e me, ho deciso di andarmene . Ho preso il mio primo biglietto del treno, qualche vestito in valigia e sono partita. Ho vissuto l’esperienza più entusiasmante della mia vita, conosciuto persone eccezionali che a distanza di quasi 15 anni sento ancora -anche se meno spesso di quanto vorrei. Porto nel cuore questi mesi come un ricordo prezioso. E cosa importante, mi hanno fatto crescere e diventare la persona che sono ora.

Il pensiero di innamorarmi mi faceva venire i crampi alla pancia. Pensavo che i legami non erano fatti per me. La gente si ferisce, sempre. Magari non lo fa apposta, però succede. E fa male. Così era più facile non avere nessun legame “vero”. Quando finivano -perché state pur certi che finivano sempre- tanti saluti e ognuno per la sua strada. Ma poi è arrivata chi mi ha cambiato la vita. Che ogni giorno mi dimostra che non è vero che tutte le persone feriscono. Da allora affronto la nostra storia senza paura; anzi, con gioia,  curiosità, emozione e amore, giorno per giorno. In fondo, cosa c’è di meglio che dirsi “a domani” e dirselo ogni giorno?

Avevo paura di esprimere quello che penso. Non tanto per il giudizio che le persone potevano avere sul mio conto, di questo poco importava. Ma perché raccontare i proprio pensieri -i più intimi pensieri intendo, non il colore preferito o perché preferisco la lasagna ai cannelloni- è un modo di fare entrare gli altri nella propria intimità, nella propria vita a volte. Condividere è come creare un legame e come avrete capito questi non sono proprio il mio punto di forza.

Eppure eccomi qui a scrivere su questo blog. Raccontarvi di me è una cosa che mai e poi mai avrei pensato di poter fare.
E vi confido un segreto. Mi piace! Mi piace pensare che laggiù da qualche parte fuori dall’etere, c’è qualcuno che legge i miei pensieri e magari si rispecchia, anche solo un pochino. O magari non si rispecchia per niente ma si sta facendo una risata immaginandomi inseguita dall’aiuto medico che cerca di farmi un prelievo. E va bene anche se qualcuno là fuori legge queste parole e non si sente toccato minimamente. Non importa chi, dove o quando siano lette queste parole. Per me significa che per qualche minuto le nostre vite si sono incrociate.

Ci sono anche altre piccole -anche se in realtà non esistono grandi o piccole- paure, ma le ho affrontate piano piano.
Mi terrorizzava l’altezza e mi sono buttata con il deltaplano. Inutile dirvi che è stata un’esperienza da togliere il fiato! Adesso mi arrampico come una scimmia quasi ovunque.
Come avrete capito detesto gli aghi eppure oggi ne avevo uno praticamente infilato nella schiena e magari sarà stato anche l’artefice di questo momento di ispirazione.

Abbiamo sempre la possibilità di decidere se affrontare le situazioni o arrenderci ad esse. Ma arrendersi significa non concedersi mai la possibilità di sbagliare, di sentirti smarrito, di vivere esperienze uniche, di crescere e conosce il mondo e se stessi nel profondo. Arrendersi significa vivere solo a metà. E io nel gioco della vita non voglio accontentarmi di momenti vissuti in frammenti, ma voglio tutto… anche gli aghi nella schiena!

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