Tutto è iniziato con…

Tutto è iniziato con una pianta.
Che chi mi conosce davvero bene, una pianta non me l’avrebbe mai e poi mai regalata. Riuscivo a fare morire i cactus, tra atroci sofferenze figuriamoci una pianta, di quelle vere con i rami, le foglie verdi e magari pure i fiori quando era il momento.

Un giorno però arrivò un signore, uno di quei signori un po’ anziani, con la faccia e le mani rugose ma negli occhi ancora quella luce di vita, di speranza, di sogni da ragazzo. Non sapeva nulla di me, del mio passato, delle mie cicatrici, delle mie sofferenze e delle mie vittorie. Mi prese semplicemente le mani e mi disse “Prendi questo ramo, lascialo in ammollo nell’acqua per un po’ di tempo, ma mi raccomando, solo la punta eh, che se no ammuffisce e poi quando spunteranno le prime radici trapiantalo in un vaso con la terra fresca.”
Mi lasciò lì così, con quel ramo in mano. Proprio io che, come detto, facevo morire i cactus perfino nel mese più torrido e asciutto dell’anno.

Me ne tornai a casa con questo ramo tra le mani e lo misi nell’acqua, secondo le istruzioni dell’anziano signore. Sono un po’ quelle scommesse che si fanno con se stessi, quel voler riuscire a tutti i costi dove sempre si è fallito per dimostrare che in fondo anche noi possiamo fare meglio.

Passarono dapprima giorni, in seguito settimane e da quel rametto un po’ raggrinzito spuntarono delle piccole radici. Ovviamente comprai tutto il necessario, dalla paletta alla terra ai guanti all’innaffiatore e iniziai l’operazione di travaso.
Ero impacciata nei movimenti, era palesemente chiaro che non avevo mai avuto un incontro così ravvicinato con una pianta, ma riuscii nel mio intento.
Lei ormai se ne stava con le radici ben impiantante nella terra e si ergeva ritta e rigogliosa dal vaso.

Neanche a dirlo, nelle settimane successive però cominciò a dare segni di non stare del tutto bene. Le foglie che prima erano di un verde acceso stavano ingiallendo piano piano e iniziavano a piegarsi su se stesse, come se si volessero raggomitolare.
Era chiaro che anche questa volta avrei fallito miseramente nel mio tentativo di far rivivere una pianta. Mii sarei accontentata di farla continuare anche solo a vivere, per una volta.

Incontrai casualmente l’anziano signore in fila alla cassa un sabato pomeriggio e gli raccontai del ramo che era diventata una piccola pianta ma che ormai era giunto alla fine dei suoi giorni. Mi disse solamente “Ricordati che le piante sono come le persone, solo se si sentono amate ti daranno amore in cambio.” Mi guardò ancora un momento. Pensavo che volesse condividere con me qualche altra preziosa perla di saggezza e invece disse solo “Ricordati di tenerla alla luce”. E se andò.

Misi la pianta nell’angolo più luminoso della casa, tagliai le foglie secche e iniziai a darle l’acqua a giorni regolari. Quando faceva freddo chiudevo la finestra per non lasciarla in balia delle correnti d’aria e quando era troppo caldo invece le lasciavo le finestre aperte. Quando pioveva la mettevo un po’ fuori a godersi l’acqua piovana. Fatto sta che dopo qualche settimana era rinata.

Se c’è una cosa che ho capito è che l’anziano signore aveva ragione. Non c’è molta differenza tra noi e le piante. Entrambe prendiamo il nutrimento dalla terra ma quello che ci da veramente la forza, l’energia, tutto ciò di cui abbiamo realmente bisogno è l’amore, perché lì si racchiude il nutrimento della nostra anima. E senza di essa, non saremmo altro che l’ombra di noi stessi.

E un’altra cosa che ci accomuna a questo ramo diventato pianta è che tutti abbiamo racchiuso in noi il potere di rinascere. Non importa quanto buia ci sembra la via che stiamo percorrendo, prima o poi troveremo sempre dentro di noi quel motivo che ci darà la spinta necessaria per rinascere, più consapevoli e più forti e più saldi alla vita di prima… proprio come le radici di una pianta!

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