Meravigliosamente… Carmen!

Per anni ho vissuto nella situazione di “AAA cercasi” disperatamente concerto di Carmen Consoli vicino a casa.
Finalmente dopo anni la dolce attesa è finita e ieri sera sono riuscita a vederla dal vivo, non molto lontano da qui, con il suo tour “Eco di Sirene”.

È difficile descrivere a parole quello che sento. Confusa (sulle parole giuste da usare) e decisamente felice.

Dopo un inizio da solista, salgono sul palco due donne -una al volino (Emilia Belfiore) e una al violoncello (Claudia Della Gatta)-, mettendo in musica storie di donne come loro, come noi tutte. Lo fanno all’interno di questa conchiglia, evocando così le sirene che danno appunto il nome al tour.

Nella prima parte Carmen ripercorre parte dei suoi brani più famosi, con grinta, con energia e con delicatezza. La sua personalità riempie la scena, senza però mai essere invadente. La sua voce potente fa vibrare ed emozionare, proprio come se stessimo attraversando la navata principale della chiesa nel giorno dei nostri fiori d’arancio.

Conclusa questa parte prende parola e spiega l’altro significato di “Eco di Sirene”.

La sirena è anche un allarme di pericolo imminente, nel peggiore dei casi un pericolo di guerra. Guerra di tendenza, guerra cibernetica, guerra alla madre terra, guerra al buonsenso e guerra alla convivenza armoniosa tra i popoli di diversa cultura e tradizione.

A questo punto si cambia scenario. È come se, seduti guardando fuori ‘A finestra, ci guida in quel che è la sua Sicilia, i suoi affetti, il suo sud. Lo fa sempre attraverso la sua musica, le sue parole e i suoi pensieri.
Così profonda, sentita e coinvolgente è la sua performance, che anche seduta nel mio posto all’interno del teatro sentivo l’odore della sua terra, il profumo della pioggia d’aprile, la brezza del suo mare ad ottobre. Vedevo tutta la bellezza delle cose attraverso la sua voce.

Il concerto è durato più di due ore. Intense, vibranti, potenti fino all’ultimo.

E quando ci ha salutati con la canzone Amore di plastica, ci ha lasciato un po’ con quella sensazione che lascia sempre l’ultimo bacio, dove vi è racchiusa tutta la felicità del mondo, ma appena finisce ti lascia un senso di malinconia e di “già mi manchi”.

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