La coperta arancione

Maureen adorava sua nonna. Anzi no, non è che l’adorava, l’amava proprio. L’aveva praticamente cresciuta, da quando anni prima il padre se ne era andato lasciando lei e sua madre da sole. Mamma era tutto il giorno al lavoro e spesso la sera doveva coprire qualche turno, che gli extra facevano sempre comodo diceva. Così lei passava le giornate con la nonna.
Ancora oggi, se chiude gli occhi, riesce a percepire l’odore delle torte di pane che le sfornava al sabato mattina prima di andare a fare la spesa al mercato. Quanto amava quell’odore di pinoli bruciacchiati al forno!
Spesso le dava il permesso di aiutarla nelle faccende di casa e per Maureen questo era il momento dove liberare la sua irruenza e combinare dispetti a non finire. Nonna, con la sua pazienza infinita e il suo ciglio gentile, si lasciava tormentare da lei senza fare una piega. Quante volte Maureen la vedeva girare per casa alla ricerca di qualche utensile per la cucina che lei prontamente aveva nascosto.
Erano passati anni da quando nonna non c’era più eppure ne sentiva la mancanza ogni giorno.
Non c’era più il film del sabato sera con la panna e le fragole. Non c’era più la torta di pane. Non c’erano più le vacanze in montagna. Non c’erano più le risate prima di andare a dormire. Non c’era più il momento dei dispetti. Le mancava anche il suono della sua voce, con quel tremolio che spesso hanno le persone anziane, ma sempre sicura e allegra. Le mancavano le sue mani ruvide poggiate sulle sue, soprattutto in quei giorni in cui tutto sembrava andare storto.

A questo stava pensando Maureen, ora che si girava e rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno. Erano ormai notti che non chiudeva occhio. Faceva sempre sogni strani, confusi e ad un certo punto si svegliava di scatto, agitata, madida di sudore, senza mai ricordare nulla. Aveva però sempre quella sensazione di non essere mai da sola, come se qualcuno la stesse osservando. L’unica cosa che sapeva era che dopo questi incubi, pensava sempre alla nonna.

Maureen dava la colpa al periodo di forte stress che stava vivendo. Il lavoro, il nuovo appartamento, l’essere sempre in viaggio. Non vedeva l’ora di concedersi una vacanza e recuperare un po’ di energie, nonché il sonno.

Quella mattina però sentì come un richiamo. Non riusciva a capire cosa la spingeva verso la soffitta, ma prima che spuntasse la luce del nuovo giorno si era ritrovata seduta tra gli scatoloni di vecchie cose, alcune delle quali appartenevano a sua nonna. Tra queste trovò una vecchia coperta arancione, ormai logora dal tempo e dai tanti lavaggi. Abbozzò un sorriso. Cominciò a ricordare la storia della coperta magica. Nonna la usava quando Maureen aveva paura del buio. Ogni mattina la trovava piegata ai piedi del letto e ogni sera, prima di coricarsi, nonna gliela apriva in modo che ne fosse completamente avvolta. Lo chiamavano il “mantello dei sogni fatati”. Le raccontava che questa coperta arancione l’avrebbe protetta dai brutti sogni così come il suo stretto e caldo abbraccio.
Se la portò al naso, cercando l’odore della sua infanzia e delicatamente l’accarezzò. Decise di portarla al piano di sotto con lei. Restò seduta nel letto a contemplarla e si addormentò.

Si svegliò di soprassalto e si guardò in giro, cercando di focalizzare dove si trovasse. Guardò l’orologio di fianco al letto e saltò giù come una molla. Sarebbe arrivata in ritardo al lavoro, sicuro! Si cambiò come un fulmine e corse fuori. Arrivò al lavoro con qualche minuto di ritardo e si subì la ramanzina del capo. Per sua fortuna la giornata passò in fretta. Era a pezzi per l’ennesima notte in bianco e non vedeva l’ora di infilarsi sotto le coperte.
Arrivata a casa, nel momento di infilarsi a letto notò una cosa strana: la coperta arancione era piegata ai suoi piedi. Tra sé e sé valutò che non era stata una mossa saggia riordinare la stanza proprio quella mattina. La sua mania dell’ordine era ormai fuori controllo, pensò. Ma era troppo stanca anche per continuare a farsi recriminazioni e dopo un istante si addormentò.

Anche quella notte si svegliò di soprassalto, sudata ed agitata, con quella strana sensazione di non essere da sola. Dormire stava diventando un ricordo lontano. Decise che il giorno dopo sarebbe andata in farmacia a prendere qualcosa che l’avesse aiutata a riposare. In questo modo di certo non poteva andare avanti.
Tirò a sé la coperta arancione per un po’ di conforto e si riaddormentò. Suonò la sveglia. Posponi. Posponi. Posponi. Neanche a dirlo, altra corsa contro il tempo per evitare l’ennesima ramanzina del capo. A fine giornata Maureen era distrutta. Dormire, era l’unico suo pensiero.

Mise il pigiama, si buttò nel letto e la notò. La coperta era di nuovo piegata ai suoi piedi. Si tirò a sedere immediatamente, spaventata. Questa volta ne era certa. Non era stata lei a sistemare la coperta. Era uscita di casa talmente in fretta che aveva lasciato esattamente tutto com’era. Non era possibile! Stava impazzendo, non c’era altra spiegazione! La prese, la guardò e la girò e la sbatté a destra e sinistra, pensando che scuotendola in quel modo avrebbe trovato le risposte che stava cercando. Ma più passava il tempo e più la stanchezza si impossessava di lei, lasciandola senza energie… e senza risposte.
Finalmente si addormentò, avvolta nella sua coperta arancione.

Quella notte non si svegliò. Sognò la sua casa d’infanzia. Si trovava in cucina e sul tavolo c’era una bellissima e profumata torta di pane. Si avvicinò e allungò una mano per rubare una fetta di torta ma si ritrovò catapultata in un altro locale. Strizzò gli occhi per abituarsi alla penombra. Ora era nella sua stanza. Dormiva nel suo letto. Accanto a lei una figura femminile. La osservava. Sull’attimo Maureen si spaventò ma poi riconobbe quel sorriso pieno di amore. Riconobbe quegli occhi pieni di dolcezza e di pazienza infinita. Era lei, non aveva dubbi! Sua nonna allungò una mano e l’accarezzò sul viso. Fu allora che Maureen si svegliò.

Le sentì, quelle dita rugose e morbide che avrebbe riconosciuto tra migliaia di dita.

Con le lacrime agli occhi finalmente capì. La nonna sarebbe stata sempre lì con lei, nascosta nel suo mantello dei sogni fatati.

3 commenti

  1. il potere straordinario di un vecchio panno tra le cui trame s’annida amore.
    quanti bambini ho visto nei letti d’ospedale trovare consolazione in uno straccetto tenuto stretto nella mano, straccetto per me, per loro presenza viva, calore, affetto. Non è diversa Maureen anche se ormai donna.
    ml

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