Attimi. Solo miei.

Sono ormai settimane che il mio blog tace.

Non ho scritto nemmeno una parola. Zero. Non ho letto neanche un articolo. Nessuno.

Non per mancanza di voglia, sia chiaro. Scrivere mi è mancato, ogni singolo giorno. Come mi è anche mancato leggere i vostri racconti, le vostre poesie, i vostri pensieri.

Ma avevo bisogno di sconnettermi dalla realtà. O meglio, da questa realtà.

Prendermi un momento che fosse tutto mio. Lontano da tutto e da tutti.

Assaporare i momenti, attimo dopo attimo e farne tesoro dentro i miei occhi e dentro i miei ricordi. Lasciare che le mie narici si impregnassero dell’odore dell’erba fresca, dell’oceano, della terra. E poi essere scaraventata di nuovo a sentire l’odore acre della metropoli. Quell’odore pieno di tutto e pieno di niente che solo le grandi città riescono ad avere. Imprimermi nelle orecchie il frastuono del traffico e poi ritrovarmi di nuovo ad ascoltare il silenzio, o il vento che soffia leggere tra le foglie di una pineta, o un animale che veloce si nasconde alla vista dell’uomo.

Albe e tramonti. Pensieri. Luce e buio. Attimi. Solo miei.

Ma ora rieccomi qui, pronta di nuovo a buttarmi nella mischia. Con la testa piena di idee, con le dita pronte a ticchettare sulla tastiera, con gli occhi avidi di chi non vede l’ora di leggere quanto avete condiviso in queste settimane.

Ma soprattutto grazie, perché malgrado il mio silenzio, vi ho ritrovato di nuovo tutti qui.

17 commenti

  1. Scrivere, sentire la necessita di scrivere, e parlare, dialogare a viva voce o sottovoce, vi è un movimento ondulatorio: ebbene ci immergiamo nell’uno per poi assentarci nell’altro, ma nessuno dei due, è scollato dall’altro e chi mantiene la continuità carsica, è tacere, non scrivere niente, perché è un niente necessari e apparente. Poi, dopo,(dopo)stranamente, per incanto o epifania ci sediamo e pigiamo sui tasti come se non co fossimo, eppure la nostra mano, le dita pigiano sui tasti come musica.

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