Sto attraversando un momento di pura incredulità. Perplessità. Sgomento.
Mai come ultimamente sento il bisogno pressante di stare lontano dalla gente, lontano da beceri commenti espressi da persone inette e cattive. E probabilmente anche un po’ ignoranti. L’ignoranza, unita alla cattiveria si sa fa sempre un po’ paura, poiché raramente porta qualcosa di buono. L’ignoranza, unita alla cattiveria e unita ai social è la quinta essenza della rappresentazione del marciume umano.
Non so perché, probabilmente mi piace farmi un po’ del male, ma mi capita spesso di intrattenermi a leggere i commenti che accompagnano gli articoli postati sui social. Mi incuriosisce vedere le opinioni degli altri -o almeno-, mi incuriosivano.
Ora invece la maggior parte di essi mi rattristano. Ci sono temi che tirano fuori il peggio del popolo del web. Ad esempio l’omosessualità, il terrorismo e anche il calcio (no, non è una barzelletta!).
Ma avete mai letto quelli sotto le notizie degli stupri? Bene, se non lo avete mai fatto, continuate così. Vi risparmierete molte incazzature, molte perplessità e anche qualche bruciore di stomaco.
Ieri stavo leggendo quelli sotto la notizia dei carabinieri accusati dello stupro di due studentesse americane. Oltre a spiegare i fatti, nell’articolo venivano indicati nomi, cognomi e svelati i volti.
Ecco i toni dei commenti:
“Quelle due se la sono cercate. Cosa ci facevano in giro da sole a quell’ora, “fatte” e ubriache?” oppure “Spostiamo pure l’attenzione verso gli stupratori italiani, così quello di Rimini passa in secondo piano. (…) Io non capisco una cosa, 2 ragazze danno una versione e i 2 carabinieri un’altra ma si sceglie di credere alle due ragazze. Io non credo proprio a quelle due” o questo “Secondo me non c’è stato nessuno stupro. (…) Noi maschi siamo deboli e ci facciamo infinocchiare. Poteva capitare a chiunque” e anche “Io vorrei invitare tutti a non gettare fango sui carabinieri. Hanno sicuramento compiuto dei reati per lo stupro, ma non gettiamo fango su chi difende la patria. (…) Paragonare Rimini a Firenze è un abisso” o anche chi diventa analista tutto ad un tratto con affermazioni “Sugli stupri sono convinto che almeno nel 50% dei casi la donna è consenziente e ti tende una trappola (…)” o anche “Nel caso di Rimini una delle ragazze è stata operata d’urgenza, a queste invece hanno fatto le analisi solo giorni dopo?”.
Insomma, facciamo il punto della situazione.
Io, come donna, non posso uscire di casa a divertirmi con le mie amiche. Proprio no, perché se mi succedesse qualcosa sarebbe colpa mia. Cosa ci faccio in giro con delle amiche –notate bene che anche se siamo in giro in gruppo, come donne saremo sempre considerate “da sole”. Mi incuriosisce questo: qualcuno potrebbe gentilmente dirmi con chi dovrei essere in giro per non essere considerata “sola” e quindi non essere io la colpevole nel caso qualcuno decidesse di violentarmi? Grazie.
Negli anni sono state fatte diverse campagne per spronare le donne a denunciare i propri aguzzini e poi quando lo fanno non vengono credute. Certo che no, perché dipende sempre da chi viene denunciato. Perché se è qualcuno che nella nostra visione collettiva possiamo accettare (un immigrato, uno straniero, un poco di buono) allora siamo tutti pronti a scendere in piazza con i forconi. Il discorso cambia se è qualcuno che socialmente non possiamo accettare (un carabiniere, un padre di famiglia, un avvocato, o qualcuno di spicco) perché in quel caso la parola dell’accusatrice viene subito messa in dubbio. Si cercano le più becere e schifose scuse: “Si sono fatti prendere la mano”, “La vittima l’ha provocato”, “Lei sembrava starci”, “Fa un lavoro rispettabile, padre di famiglia, bisogna avere riguardo prima di distruggere la vita di un uomo”.
Io mi chiedo: ma voi che giustificate, ditemi un po’; non provate nemmeno un briciolo di vergogna anche solo nel provare a comprendere un atto del genere? Non vi sentite marci dentro?
Lo stupro è stupro. Fa schifo. È un atto ignobile. Sempre.
Quindi, se interpreto bene quello che ho letto, oltre che esserci stupri di serie A e serie B, ci sono anche quelli più o meno gravi. Del tipo: se ti mandando all’ospedale per le percosse inferte, allora sì che è un atto grave, di inaudita violenza. In questo caso succede che certa gente anziché scandalizzarsi per questi gesti vili (e schifosi continuerò a ribadirlo) sviluppa una curiosità malata e malsana e inizia una corsa alla notizia, ai dettagli più sordidi e scabrosi di quanto accaduto. Se invece la vittima in questione è stuprata all’uscita di una discoteca ad esempio, allora qui è un po’ meno grave, perché in primis era in giro da sola (e rieccoci!), in secondo luogo perché sicuramente era alticcia, quindi un po’ se l’è cercato (e rieccoci anche qui!).
Scusate, io davvero sono nauseata.
Ma sapete cos’altro mi nausea? Che spesso questi commenti sono espressi proprio da donne.
Donne che in quanto tali dovrebbero essere in prima linea a combattere il cambiamento di questa mentalità malata.
Sono madri che dovrebbero educare i proprio figli al rispetto, sono le maestre che dovrebbe inculcare la parità, sono le studentesse, le commesse, le cameriere, le ministre, le dottoresse, le casalinghe, sono TUTTE le donne che dovrebbero urlare al mondo intero il proprio diritto di camminare per strada a qualsiasi ora del giorno e della sera, da sole, senza avere paura. Che devono ribellarsi alle regole maschiliste imposte da questa società che ci vuole sottomesse. Che devono combattere chi ci fa credere che esistono stupri di serie A e stupri di serie B. Chi ci fa credere che non è nel nostro diritto dire NO.
No care donne che pensate che alcune cose “ce le andiamo a cercare”, io non ci sto.
condivido le tue paure…
… sono le stesse donne che poi cambiano idea su certe cose appena capitano a loro o a qualcuno accanto a loro…
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Probabilmente non si rendono conto della gravità della situazione (cosa molto triste!), fino a quando (e non lo auguro a nessuno!) tocchi loro o qualcuno vicino.
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vero… tristemente vero
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Hai perfettamente ragione su tutto. Le donne con certe idee sono pericolose perché sono poi loro a passare il messaggio ai loro figli maschi
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Esatto! Come facciamo a far passare un messaggio così importante di rispetto, se sono proprio alcune di noi a passarci sopra per prime?
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Hai ragione
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Stiamo veramente attraversando tempi bui. Purtroppo succede sempre così nei momenti di grave crisi economica. Si sviluppano le paure e c’e sempre lo sciacallo di turno che cerca di alimentarle per il suo totnaconto. Schifo, schifo assoluto!
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Concordo! Stiamo davvero passando tempi bui! Non ti nego una certa inquietudine.
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Teniamo la barra dritta e votiamo con la testa è non con la pancia
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Io la penso esattamente come te. Ci ho scritto a distanza di pochi giorni due post ( https://klaudiomi.wordpress.com/2017/09/02/i-suoi-occhi/ e poi questo simile al tuo: https://klaudiomi.wordpress.com/2017/09/10/non-ho-visto-e-non-ho-sentito/) e come te sto vivendo un momento di repulsione totale verso certa gente. Io davvero non so cosa passi nella testa di certa gente ma so una cosa: c’è troppa gente idiota senza cervello che straparla. Troppa.
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Come sempre, causa lavoro, sono stata poco diligente e qualche post me lo sono perso. Ma ho recuperato subito! 🙂 Concordo con ogni parola del tuo post. Alcuni crimini sono sempre giustificati, a dipendenza di chi lo commette e di chi lo subisce. Pochi si fermano a riflettere sulla gravità di alcuni comportamenti. Tutti si lasciano andare a commenti che a volte fanno davvero venire i brividi. Che tristezza!
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Capita di non poterli leggere! Comunque, nel primo, ho raccontato quella storia proprio per porre l’attenzione sul fatto che in questi casi si tende sempre a giustificare i crimini se questi sono compiuti dagli italiani mentre diventano capri espiatori se compiuti da stranieri. Invece le vittime restano spesso in secondo piano e come nel caso della mia ex ragazza, spesso non vengono nemmeno denunciati perchè, quel che spesso accade è che da vittime diventano quasi colpevoli. Questo atteggiamento lo trovo inaccettabile e intollerabile.
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Come hai ragione. Sono le stesse considerazioni che ci siamo scambiate oggi. Ultimamente evitiamo di leggere certi commenti, o se li leggiamo, ci asteniamo dal commentare a nostra volta. Non ne vale neanche la pena. A volte non ne è valsa neanche la pena a ribattere a commenti di persone che conosciamo. Tutti voglio dire la propria opinione ma non accettano le regole di un dibattito civile. Si commentano gli atti di violenza con parole che esprimono soltanto altra aggressività. In questi giorni pare di essere ritornati ai tempi di “Processo per stupro” del 1979. Rattrista il fatto che siano proprio le donne le prime a difendere un certo tipo di comportamento maschile e le prime a condannare una donna.
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Sì, anche io ho smesso di commentare e ribattere a certe commenti. È totalmente inutile. E sono ormai argomenti di cui discuto poco, perché come giustamente dici, sono poche le persone con cui è possibile avere uno scambio civile di opinioni, soprattutto in questi casi. Il più delle volte è un vomitare volgarità, battute fuori luogo o commenti del offensivi. E sì, fanno tristezza alcune donne. Anziché difendere le loro pari, ancora le danno contro. Che mondo strano!
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Ho scritto anch’io un post sull’argomento. Noi donne non siamo unite e invece dovremmo esserlo. Il cambiamento, quello vero, passa da noi e se proprio noi pronunciamo quella frase odiosa ” se l’è cercata” è la fine. Ciao.
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Viviamo in una cultura purtroppo anche noi donne, e cultura deriva da coltura, la coltura è formativa e se la cultura è quella patriarcale è logico che formi anche le donne, alcune di noi capiscono questo, altre invece vengono abituate a pensare anche tramite violenze psicologiche costanti e perpetrate fin da quando siamo piccole, che il femminile sia un ruolo e un canone determinato, la famosa frase: “i veri nemici delle donne sono le donne” è essa stessa maschilista perché esclude la responsabilità di una cultura del dominio e della violenza, e quindi è una frase patriarcale che sposta l’attenzione dal vero problema. Purtroppo per cambiare una cultura ci vogliono secoli se siamo fortunate, infatti il passaggio a questa che viviamo è stato costellato di imposizioni. Su questo tema ho scritto molto, in realtà è uno dei fulcri di quello che generalmente scrivo, sia sul blog sia ora sul libro che ho scritto, dici bene con questa frase: “Probabilmente non si rendono conto della gravità della situazione” lo penso anche io e no, devo smentirti invece sul “quando capita a qualcuna vicino a loro o a loro stesse” ho visto donne suicide per senso di colpa perché erano talmente tanto convinte di essercela cercata che dopo gli stupri si sono ammazzate, introiettano talmente tanto una cultura basata sulla violenza e sulla dominanza che anche dopo non ne escono, io sono sempre dalla loro parte, e penso che appunto non sia colpa loro se il modello e la coltura data entri anche in loro, certo come sto facendo ora, provo a spiegare questo, è diventato un lavoro che svolgo con passione questo, se poi continuano a rendere corresponsabili le donne che introiettano tale cultura ok, ognun@ la vede come vuole però almeno io come altre femministe, forniamo una visione diversa sulla quale magari si può riflettere e aprire dibattiti.
Buona giornata
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Effettivamente mi hai dato uno spunto su cui riflettere.
Non mi ero mai soffermata davvero nel capire il colpevolizzarsi delle donne in seguito ad abusi, di ogni genere. Ho spesso pensato che fosse imposto più che altro dal tabù che vige nella nostra società di parlare apertamente di queste cose.
Ma effettivamente, penso che quando una persona arrivi a sentirsi colpevole anziché vittima, è perché dietro c’è stato un lento e lungo “insegnamento” (anche se non è la parola corretta”) culturale basato sulla violenza e sul dominio, come dici giustamente tu. Talmente profondo che hanno finito per prendere per vero questa visione del mondo.
Ti auguro una buona giornata
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Grazie aquesitelocuento per queste tue parole, che condivido. Ti rinnovo l’augurio di una buona giornata 🙂
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Anch’io non ci sto.
Eletta
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Gli uomini che commentano “se l’andata a cercare” mi fanno venire in mente quei sacerdoti che esprimono lo stesso giudizio per i bambini vittime di abusi da parte dei propri confratelli, e per entrambe le categorie di benpensanti la sola speranza che nutro è che la natura faccia presto il suo corso (e per natura intendo proprio “a livella” di Totò). Le donne invece secondo me provano in questo modo a esorcizzare il pericolo e a rassicurare prima di tutto se stesse, sul fatto che una cosa del genere a loro non potrebbe capitare perché “non se la vanno a cercare”. Il problema fondamentale è che la fiducia nel prossimo che non conosciamo, e a volte anche quello che conosciamo, è un sentimento istintivo troppo facilmente elargito, perché l’educazione al rispetto reciproco è merce sempre più rara, e la banalità del male un virus talmente diffuso che rischiamo di non farci nemmeno più caso, finendo per restarne vittime inconsapevoli.
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Sul fatto che la “natura” faccia il suo corso, mi trovi d’accordo. Spero sempre presto, molto presto (!) su certi individui. Detto ciò, per quanto riguarda le donne, magari hai ragione; il loro è solo un modo per esorcizzare la paura del “se dovesse toccare a me”. Mi spaventa vivere in mondo però dove devo avere paura ad avere fiducia di qualcuno, che sia il prete che vive da parte a casa o il fruttivendolo che mi vende le mele tutte le mattine o l’estraneo incrociato per caso tornado a casa. Tutto questo male mi spaventa.
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Amen. U.u
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