Il 13 novembre è la giornata mondiale della gentilezza. E voi, quanto siete gentili?

Il 13 novembre è la giornata mondiale della gentilezza.

Ma esattamente cosa si intende con “essere gentili”? Per trovare una spiegazione dettagliata del termine ho consultato il vocabolario Treccani, che recita esattamente così:

gentilézza s. f. [der. di gentile1]. – 1. ant. Nobiltà, sia ereditaria sia (secondo l’interpretazione degli stilnovisti) acquisita con l’esercizio della virtù e con l’elevatezza dei sentimenti: prende amore in gloco (Guinizzelli). 2. a. La qualità propria di chi è gentile, nei vari sign. dell’aggettivo: gd’aspettogdi modi; e in senso morale: gd’animodi costumidi sentimenti. Più com., amabilità, garbo, cortesia nel trattare con altri: persona di squisita g.; la sua innata g.; è di una graraincomparabileper g., formula di cortesia nel chiedere un favore, un’informazione e sim. b. Atto, espressione, modi gentili: fare una g., usare molte g., colmare di gentilezzegli disse delle g.; trattareaccogliere con gran gentilezza. Spesso iron.: fammi la gdi levarti dai piedim’ha dato tutti questi epiteti e m’ha detto altre simili g. (cioè insolenze, impertinenze).

Insomma, riassumendo, essere gentili significa riportarsi al prossimo con piccole accortezze. Chiedere scusa, per favore, permesso. Oppure dire grazie, arrivederci. Ma non è semplicemente questo.

L’essere gentili è qualcosa di più profondo. È prendersi cura degli altri, essere disponibili e generosi, senza però aspettarsi nulla in cambio. Fare le cose per il puro gusto di fare del bene.

Così mi sono chiesta: “ma io sono una persona gentile?”

In un primo momento non ho avuto nessuna esitazione nel rispondere “certo che sì!”, ma poi riflettendo bene su alcuni miei comportamenti mi sono sentita un po’ mortificata. A essere completamente onesta la risposta corretta è “no, non sempre lo sono”.

Per carità, non manco mai di dire grazie o per favore e saluto sempre quando entro o esco da una stanza. Credo che questo sia la base fondamentale anche dell’educazione e del rispetto.

Il discorso è un po’ diverso invece quando si tratta di compiere delle azioni di semplice gentilezza. Quel “dare senza pretendere niente in cambio” che dicevo prima.

Quante volte mi è capitato, malgrado l’essermi fatta un programma –ad esempio andare in palestra oppure in biblioteca-  alcuni amici mi chiedessero di aiutarli a fare qualcosa. O la mia ragazza all’ultimo minuto mi chiamava per dirmi di andare a fare la spesa perché aveva avuto un imprevisto al lavoro. Da brava persone che reputavo di essere rispondevo sempre affermativamente, per poi in seguito non perdere occasione per lanciare qualche frecciatina, sottolineando come il mio cambio programma fosse per “colpa” loro. Sono una brutta persona a volte, lo so, ma sappiate che non lo faccio assolutamente con cattiveria.

Purtroppo anche con i miei genitori mi comporto uguale. Proprio qualche settimana fa mio padre ha comprato un i-pad nuovo di zecca, ovviamente tutto da installare e lui non è molto tecnologico. Ma sono sempre talmente di corsa che ho rimandato la cena ormai infinite volte e il suo i-pad è quindi ancora nella scatola. Lo so, non sono nemmeno una brava figlia.

Estendiamo la questione anche all’ambiente “estraneo”. Quante volte ci è capitato di vedere qualcuno in panne con l’auto sul ciglio della strada? Ci siamo mai fermati? A me è successo e neanche a dirlo ero talmente di fretta che non ci facevo nemmeno caso, salvo ritrovarmi un attimo dopo a pensare: “Cavolo, ma se fosse successo a me?”. Una volta però mi ero fatta prendere talmente tanto dai sensi di colpa che ero tornata indietro, ma fortunatamente la signora rimasta a piedi ha incontrato una persona decisamente più gentile di me che aveva avuto la decenza di fermarsi senza troppi ripensamenti.

Quindi ecco, a pensarci bene, in un mondo frenetico come il nostro in cui spesso vige la regola del “pensare prima a se stessi”, è bello ricordarsi che degli atti di pura gentilezza non fanno bene solamente a chi li riceve ma anche –o forse soprattutto- a chi li dona.

Pensate che bello se ognuno donasse 365 giorni di gentilezza all’anno. Questa sì che sarebbe una rivoluzione.

29 commenti

  1. É la prima cosa che i miei mi hanno insegnato nella vita insieme alla buona educazione 🙂 essere gentili é una virtú e una caratteristica che mi permette di vivere felice la mia vita… Un abbraccio, una carezza doni che nel mondo abbiamo tantissimo bisogno 😛 ciaoooo

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    • Ma noooo dai! Alla fine sapere di avere fatto qualcosa di buono per qualcuno e guardarci allo specchio sapendo di essere non solo belli fuori ma anche splendidi dentro non ha prezzo. Ovvio, magari ogni tanto, soprattutto con certe persone, meglio non esagerare con le gentilezza 🙂

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      • Purtroppo la gente se ne approfitta e spesso essere gentili e buoni viene scambiato per essere coglioni. Quindi che dire…se posso scegliere con chi essere gentile è meglio…per me!

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  2. Ciao,
    Guarda io cerco di essere gentile più che posso dato che il mio carattere e lavoro prevede la gentilezza con le persone. Purtroppo mi relaziono spesso con persone poco gentili e maleducate!
    Ma i valori e le buone maniere con il prossimo? Dove si sono persi?
    Ciao Max

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  3. Ci provo (ad essere gentile) ma spesso è un fallimento. Allora ho virato. Mi sono imposto e mi sto imponendo, ogni santo giorno, di non essere quantomeno cattivo.
    Non sono un tipo che fa a botte (anche perchè fisicamente sarei proprio una botte…), ma ho capito che la mia priorità non è tanto essere gentile ed amorevole con tutti (non ci riesco ! Le tante bastonate che prendo mi stanno perfino facendo passare la voglia di essere buddista), quanto non mostrare la mia acidità, il mio rancore, la mia rabbia, ecc., alle persone che spesso non c’entrano assolutamente nulla ! Scusa le chiacchiere.

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    • Alla fine credo che sia un modo anche questo per essere gentile. Il decidere di non scaricare l’eventuale rabbia o acidità sulle persone che sai che non c’entrano nulla, è a mio avviso una gentilezza. Non c’è niente di più brutto che sentirsi “preso di mira” da qualcuno senza saperne il motivo! 🙂

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  4. Mettere in discussione la nostra scala di valori è sempre positivo, significa dubitare dell’ovvio, provare a decidere cosa significa un atteggiamento che quotidianamente assumiamo e perché. Verrebbe spontaneo giudicare la gentilezza come un valore puro, un valore principe sul qual basare un’educazione di un figlio, che può diventare così altruista, saggio, onesto. Ma io sono mal pensante e a priori do spazio all’ipocrisia. La contraddizione s’annida anche negli organismi più piccoli. Quindi non può esserci gentilezza senza inganno, senza rozzezza. Ma ancora, l’ipocrisia? Non ne tesso le lodi, ma pesando i due valori (positivi o negativi che siano), decide e incide molto di più questa nel nostro mondo che la gentilezza. Anzi, dietro questa stessa si può nascondere quell’atteggiamento putrido, visceralmente distorto che è l’ipocrisia.

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