Sport… come uscirne indenni?

Ecco che ci risiamo.

Non facciamo in tempo a mettere i costumi da bagno nell’armadio, pronti per essere utilizzati nell’estate che verrà -salvo i fortunati che si faranno le ferie a Natale in qualche isola caraibica a 45 gradi all’ombra- che subito cominciano a comparire sparsi per tutta la città i cartelloni pubblicitari con le promozioni più vantaggiose e più in per la nuova stagione in palestra.

Nuovi corsi, nuovi percorsi alimentari, nuovi personal trainer. Tutto nuovo. Per un corpo nuovo.

Speriamo che nessuno si offenda, ma a me quello vecchio piace esattamente così. Mondoboia, qualche addominale in più non mi farebbe schifo e togliere il famigerato “saluto alla regina” –ovvero la pelle del braccio che dondola ad ogni movimento- non sarebbe un affronto così insormontabile per il mio corpo.

Ma se penso a tutti i miei approcci con lo sport finisco per desistere, perché il Santo non vale la candela come si suol dire.

Volete sapere perché? Eccone una piccola carrellata.

Già quando ero giovane non avevo molta affinità con lo sport. Odiavo le lezioni di ginnastica a scuola, soprattutto quelle in cui dovevamo completare i percorsi ad ostacoli. Non avevo quella che si può definire “’l’agilità di una gazzella”, quindi più di una volta è successo che mi sono letteralmente schiantata contro il montone, perché non ero riuscita a prendere bene la rincorsa –e di conseguenza lo slancio- per saltarci sopra. Per non parlare poi delle famigerate “pertiche”. Arrivavo con sforzi disumani fino a metà e poi iniziava inesorabile la mia discesa, scivolando giù dalla pertica come un sacco di patate. Che umiliazione!

Anni dopo, al mio rientro da un soggiorno all’estero durato un anno, avevo come dire “messo su qualche chilo” –ad occhio e croce circa 17. Siccome scuola era finita e non avevo più le ore di ginnastica, mi sono iscritta in palestra. Avevo un personal trainer che era un pochino “svalvolato”. Vedeva in me una forza che io di sicuro non avevo. Così, durante una sessione di sollevamento pesi, ha avuto la brillante idea di caricare il bilanciere con un peso che nemmeno Mandrake sarebbe riuscito a sollevare. Lui che mi guardava con gli occhi spiritati e mi gridava “Forza! Forza! Forza!”. Dentro di me pensavo “Ma forza che cazzo! Che pesa e non ce la faccio”. L’unica conseguenza possibile è stata che il bilanciere mi è caduto e mi è arrivato dritto dritto sul petto. Dopo un: “Te l’ho detto che non ce la facevo, CAZZO!” sussurrato tra i denti perché dopo il colpo ero rimasta senza fiato, me ne sono andata. Il risultato è stato 3 settimane con un ematoma sparso per tutto il petto, un dolore insopportabile anche solo a farmi una risata e 0 kg. persi. Un successone insomma.

Allora mi sono buttata su attività un po’ meno invasive. Il mitico tapis roulant. Superfluo dire che, una volta che ci correvo sopra, sentendomi una professionista pari a Simone Biles, mi sono distratta un attimo guardando un piatto di “amatriciana” sul mini schermo del mio attrezzo e… bum, sono inciampata nel mio piede e mi sono ritrovata gambe all’aria e il culo sul pavimento. Imbarazzata come solo in quelle occasioni ci si può sentire e con una sicurezza che in realtà non avevo, mi sono rialzata e ho continuato a correre. Ma non solo il mio lato-B bruciava, anche il mio orgoglio.

Così mi sono data un’altra opportunità, questa volta con i giochi di squadra. Cosa mai avrei potuto combinare in quel frangente? Ma mai, mai sfidare il destino, perché sa essere molto bastardo se vuole.

Ogni anno nella mia città fanno sempre un torneo amatoriale di basket. Abbiamo così deciso di iscrivere la squadra. Ad un certo punto, durante una partita, riesco a fare una grande mossa: rubare la palla all’avversario. Comincio a palleggiare ed a testa bassa corro verso il canestro –solo dopo scopro che nel basket non bisognerebbe mai e poi mai tenere la testa bassa. Mi sento come Lebron James quando sta per segnare il punto della vittoria… una figa pazzesca insomma. Ad un certo punto alzo leggermente gli occhi e vedo tutti fermi che mi guardano. Dopo un nano secondo di incredulità, mi rendo conto che non sono lì a guardare con il fiato sospeso la mia grande azione… semplicemente sto correndo dalla parte sbagliata del campo! Giuro, avrei voluto sprofondare!

Ho passato la palla ad un mio compagno e mi sono ritirata, questa volta giustamente a testa bassa, in panchina. Il lato positivo è che dopo questo, sono ufficialmente diventata la porta borracce della squadra. A modo mio ho trovato il mio sport.

Care palestre, volete che io sia dei vostri? Bene, allora un corso che dovete assolutamente sviluppare è “come fare sport ed uscirne indenni”.

Fino ad allora, non mi avrete mai!

 

21 commenti

  1. Allora il segnale sarà … avvicinarmi a te, sorridere e chiederti … in ginocchio(oggi va così di moda) un autografo. In modo che quando ritornerò dalla mie parti andrò al bar, in palestra e tra i vicoli a mostrare e dire:- Signore e signori, ragazze e ragazzi, ma vi siete accorti che qui tra le mie mani ho la foto con la dedica e la l’autografo di … Aquesitelocuento … vi rendete conto al cospetto di chi siete per interposta persona?- Ecco! Poi, da lontano mi hanno gridato dietro: – E chi mai sarà Acqustateilconto o come cavolo si chiama quella lì.- Stavo tornando indietro per dirgliene quattro, poi mi sono ricordato che non sapevo il tuo vero nome e gli ho fatto la linguaccia e poi ho detto: -Ride bene chi ride ultimo.- e, mi sono messo a ridere finché loro tutti non sono scomparsi all’orizzonte. Insomma, quando ci vuole ci vuole. Ecco!

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